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FESTIVAL DELLE CITTÀ 2021: SECONDA GIORNATA
"L'ITALIA E I DIRITTI UMANI. DA ZAKI ALL'AFGHANISTAN"
MERCOLEDÌ 29 SETTEMBRE

Il secondo giorno della terza edizione del Festival delle Città si è aperto con la tavola rotonda "L’Italia e i diritti umani, da Zaki all’Afghanistan" con Andrea Purgatori Giornalista, documentarista La7; Francesca Manocchi Giornalista, documentarista; Luca Vecchi Presidente ALI Emilia Romagna, Sindaco di Reggio Emilia; Andrea Soddu Presidente ALI Sardegna, Sindaco di Nuoro. Ha coordinato Giulio Gambino Direttore The Post Internazionale.
La giornalista Francesca Manocchi Giornalista, documentarista ha analizzato in che modo l'informazione si è occupata dell'occupazione di Kabul da parte dei talebani."E' stato molto bello avere un eroe, avere un console che si è comportato come si è comportato e dei militari che si sono comportati in maniera così eroica, è stato molto bello avere associazioni come Pangea che hanno aiutato le persone a lasciare il Paese, molto meno bello lo sguardo colonialista con cui è stato raccontato e viene raccontato quello che sta accadendo. Ci dobbiamo ricordare che libertà d'espressione non significa la stessa cosa ovunque come la libertà delle donne non significa la stessa cosa ovunque. Piuttosto che   guardare soltanto  alle donne attiviste,

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cicliste e universitarie dovremmo imparare a fare più attenzione a quello che succede sotto il burqa".

Andrea Purgatori: "La mia sensazione è che Zaki sia l'appendice del caso Regeni e allo stesso tempo sia ostaggio molto utile al regime egiziano per metterci nella condizione di fare ciò che vogliono. [...] Secondo me Zaki è ostaggio di questi rapporti con l'Italia che ha avuto un atteggiamento piuttosto ondivago: il nostro Paese non riesce ad avere un atteggiamento severo con l'Egitto come con gli altri Paesi. Noi siamo molto deboli, non riusciamo a coniugare l'attenzione per i diritti umani con quello che altri Paesi sono in grado di fare perché hanno sempre avuto una politica dinamica ma anche energica. Si tratta di una politica incapace di avere una visione e una capacità d'iniziativa. [...] La nostra è una politica estera che non riesce più da moltissimo tempo a portare a casa un risultato".

Andrea Soddu: "Ritengo che il pragmatismo di Draghi siano un bene per l'Italia".

Luca Vecchi: "La subalternità con gli USA? Penso che nelle vicende che abbiamo visto anche di recente prima ancora di verificare quella che può essere una nostra debole capacità di politica estera, dovremmo riflettere su come l'occidente democratico ha accompagnato gli ultimi 20 anni. Abbiamo visto gli effetti di queste scelte politiche che hanno attraversato 4 presidenze degli Stai Uniti. Ma questo percorso ha radici antiche. Cosa è accaduto in questi 20 anni nel mondo islamico? Che declinazione diamo della cultura dei diritti umani esportata attraverso le bombe in comunità che hanno valori e culture e radicamenti antropologici millenari, una visione della libertà e della democrazia lontana da quella dell'Europa. Non possiamo pensare che arriviamo noi e gli spieghiamo come possono diventare come noi. Questa presunzione di superiorità è sbagliata: è stato come spaccare il mondo in una parte giusta, la nostra dove risiedono diritti, democrazia e libertà, e una sbagliata. Siamo drammaticamente fermi sul tema del diritti umani. E' necessaria una politica di dialogo e confronto. Credo, inoltre, sia arrivato anche il momento di scelte radicali che prendano le distanze da quelle che sono state prese negli ultimi 20 anni".

Francesca Manocchi: "Compromessi, dittatori. Quanto costano i diritti umani degli altri? Quello che secondo me è mancato su Zaki e Regeni è un esercizio molto semplice. Chiamare le cose per nome. In Libia bisogna negoziare con le milizie, meglio dire che ci sediamo a tavolino con la guardia costiera, più pulito si può vendere all'elettorato. Abbiamo trasformato dei delinquenti in guardia costiera. Cos'è che non funziona? Non dobbiamo fare finta che il Paese dove andiamo a dialogare sia strutturalmente funzionante. Quello è un Paese dove dialogano le milizie armate. Persone che noi abbiamo reso appetibili e presentabili in un piano di negoziazione. E' un paradigma che noi europei facciamo con i Paesi da cui ci arriva il petrolio e i migranti. Sulla Tunisia abbiamo fatto la stessa cosa: vi riprendete i tunisini e vi diamo i fondi per le infrastrutture. Quanto costano i diritti umani degli altri? Costano il maquillage della nostra politica estera. La nostra politica estera è debolissima: siamo ostaggi di persone a cui noi abbiamo dato questo potere ricattatorio. Qual è il punto? Il punto è che ce lo dobbiamo dire. E' un compromesso che la vostra anima può sostenere, accendere il gas la mattina e avere un innocente in carcere?".

Andrea Purgatori: "Bisogna essere molto onesti e molto franchi nel cercare di capire quali sono i limiti del nostro rapporto con questi paesi con i quali non possiamo pensare di essere alla pari nella questione dei diritti umani. Il punto è non arretrare sempre, e pensare di essere puliti perché abbiamo a che fare con persone o entità che noi pensiamo possano non sporcarci. Va recuperata anche una visione all'interno dell'Europa e degli Stati uniti. Non possiamo chiedere a Draghi di essere anche ministro degli esteri. Il punto vero è che dobbiamo recuperare il terreno perduto. Come? Rieducando la pubblica opinione a vedere quello che accade fuori dalla nostra nazione. Prima l'informazione raccontava tutto, poi ha smesso. In questo buco nero che si è formato è passata qualsiasi cosa. Non si tratta di non vendere qualcosa a qualcuno, ma di farlo senza svendere qualcosa di importante come un innocente in carcere".

Andrea Soddu: "Non si può pensare che questo processo possa portarlo avanti solo l'Italia, perché l'Italia si muove all'interno dell'Alleanza Atlantica che la fa sottostare ai ricatti della contingenza. L'Italia nel contesto internazionale è un Paese debole. Non è una posizione solo italiana, il quadro è complesso. Noi dovremmo fare un investimento in conoscenza: dobbiamo investire nella conoscenza di queste situazioni critiche e tragiche".

Luca Vecchi: "Che ci siano pochi giornalisti in Italia che aiutano una comunità di milioni di persone a maturare un'opinione su temi di una certa emergenza è una verità. Del resto però sul tema del coraggio politico queste riflessioni vanno collocate anche nella consapevolezza della crisi della politica italiana negli ultimi 20 anni. Un percorso di indebolimento nel suo sistema politico. Oggi abbiamo un governo del "dentro quasi tutti". Che il sistema istituzionale del nostro paese e che la politica abbia attraversato lunghe fasi di debolezza è indubbio. In questo senso è difficile immaginare che possa crescere una visione strategica internazionale di lungo termine. [...] Il processo di avanzamento del tema dei diritti delle persone richiede radicalità, che non ci siano compromessi".

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